Densetsu Kyojin Ideon

A cura di Aldo Chiummo

N.B.: Nell’articolo sono narrati gli eventi che accadono nei primi 4 – 5 episodi.

Tempo fa, durante uno scambio di opinioni su Neon Genesis Evangelion, il mio interlocutore – un conoscente appassionato ed esperto di fumetti e animazione giapponese – mi fece il nome di “Densetsu Kyojin Ideon“, una vecchia serie – andata in onda in Giappone tra l’8 maggio 1980 e il 30 gennaio 1981 – scritta e diretta da Yoshiyuki Tomino a cui sosteneva che Hideaki Anno si fosse ispirato per la realizzazione della sua serie di maggior successo.

In questo “Ideon” mi sono poi imbattuto svariate altre volte, e a un certo punto la mia curiosità ha raggiunto un livello tale da spingermi ad andarmelo letteralmente a scavare…

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Densetsu Kyojin Ideon” in tutto il suo splendore

Ed è proprio da una serie di scavi che prende avvio la storia…
Sul pianeta coloniale Solo, a 2,7 milioni di anni luce dalla Terra, nella galassia di Andromeda, sistema stellare A7, Bes Jordan, giovane ufficiale dell’aeronautica, scortato da 5 carri armati chiesti da lui in prestito all’esercito, si reca presso un sito archeologico con l’intento di sequestrare al Dipartimento delle Scienze (responsabile degli scavi) un mezzo apparentemente armato.
Giunto sul posto, incontra Sheryl Formossa, linguista, e il Dottor Yuuki, archeologo, che lo informano che il mezzo in questione è in realtà un manufatto della Sesta Civiltà lì rinvenuto e che loro avevano ripristinato.
Bes mostra la sua incredulità con una sonora risata. Secondo la legge dovrebbe arrestarli e sequestrare il mezzo, ma sopraggiunge Cosmo Yuuki, figlio del dottore, seguito da Deck Afta (un suo amico più piccolo che si era nascosto nel suo mezzo) e Kasha Imhof (incuriosita dalla “fuga” di Cosmo dietro a Bes), che tenta di scacciarlo.

Nel frattempo, nello spazio, a poca distanza da Solo, un gruppo di alieni analizza le immagini inviate dalle sonde: scorgendo dei mezzi di traporto civili capiscono che quello che loro credevano un pianeta disabitato, l’ultimo della serie di pianeti (forse il più lontano dal loro) su cui cercavano tracce del fantomatico Ide, un’energia di cui parlavano le loro leggende, in realtà era popolato da una razza aliena. Qualora questa razza fosse stata tecnologicamente avanzata, avrebbe potuto impedire le loro ricerche.
Mentre dibattono sull’eventualità di un’indagine più ravvicinata, scoprono che la giovane Karala Ajiba, figlia minore del Comandante Supremo Doba Ajiba, è partita in avanscoperta all’insaputa di tutti e senza alcun timore nei confronti degli alieni, il cui numero era stato accertato essere esiguo.
Gije Zaral, il responsabile delle investigazioni su Logo Dau (e così che Gije e i suoi chiamano il pianeta Solo), tenta di fermarla, ma Karala taglia le comunicazioni e, con l’aiuto delle ottime capacità del pilota, riesce a seminare le navi che Damido, l’ufficiale a cui Gije ha chiesto aiuto, le ha messo alle calcagna per riportarla indietro.

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Cosmo e Gije (immagine tratta dalla sigla iniziale)

Scesa su Solo nei pressi del sito di scavo insieme alla sua “ancella” Mayaya Rau, Karala osserva gli “alieni” da lontano. Ma a un tratto sul posto fa la sua apparizione uno dei mezzi inseguitori, che i terrestri scambiano per la terza nave di immigrazione che proprio quel giorno avrebbe dovuto portare 300 famiglie terrestri su Solo, nella capitale New Lopia, l’unica città abitata del pianeta che contava circa 5000 abitanti.
I coloni terrestri pertanto non reagiscono, mentre il pilota del mezzo inseguitore, scorto un radar e resosi quindi conto del livello tecnologico piuttosto avanzato degli abitanti di Logo Dau, temendo per la vita di Karala, che aveva visto atterrare proprio lì nei pressi, e un’eventuale punizione ai suoi danni in caso la ragazza fosse stata uccisa, fa fuoco, distruggendo un carro armato.
E’ l’inizio di una battaglia che comporterà un costo di vite altissimo da entrambe le parti.

Cosmo, portandosi dietro Deck e Kasha, cerca riparo in una sorta di hangar nei paraggi, in cui scorge altri due mezzi simili a quello che Bes intendeva sequestrare. Da uno di essi, attirato dalle scosse telluriche e dai rumori, scende il Dottor Formossa, padre di Sheryl, che conferma a Cosmo che anche quelli erano reperti della Sesta Civiltà da loro rispristinati. Poco dopo però l’uomo viene schiacciato da un detrito e perde la vita (così come l’aveva persa poco prima il padre di Cosmo).

Mentre Bes fronteggia i “mecha” nemici armato di una semplice spada laser, notato da Karala, che scopre che quindi quelli che loro chiamavano “alieni” sono in realtà del tutto simili a loro, Cosmo sale con Deck su uno dei due mezzi di cui, tra l’altro, il padre gli aveva già parlato – con la raccomandazione però di non andarlo mai a trovare sul lavoro, che Cosmo credeva consistesse nella ricerca di fossili -, e all’improvviso su uno dei monitor compare uno strano simbolo. Lo stesso simbolo appare sul primo mezzo, su cui era salita Sheryl. Tale mezzo si muove autonomamente per poi fermarsi dopo pochi metri. Sheryl è incredula: nei sei mesi che erano trascorsi dall’inizio dei loro studi su di esso, il mezzo non aveva mai dato segni di “vita”. Anche il mezzo su cui si trovano Cosmo e Deck inizia a muoversi, come si muove anche il mezzo su cui si era riparata Kasha.

Non solo: durante l’attacco degli inseguitori di Karala, ormai in ritirata, sui monitor dei tre mezzi compare un secondo simbolo: i mezzi si trasformano e si agganciano formando un robot gigante antropomorfo. Gli alieni, sconcertati, parlano di un “gigante leggendario“, ma dubitano che possa trattarsi di lui. Anche Karala e Mayaya lo notano, e quest’ultima sospetta che si tratti del “Gigante dell’Ide“. Karala è inizialmente incredula, ma quando lo vede muoversi (grazie a Cosmo, che ne intuisce i comandi) teme che l’ipotesi di Mayaya sia fondata. Sheryl chiama il gigante “Ideon“: era l’unica parola che era riuscita a decifrare dalle iscrizioni della Sesta Civiltà.

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Il Gigante Leggendario Ideon (immagine tratta dalla sigla iniziale)

Ideon poco dopo smette di funzionare e si scompone nuovamente. I coloni tentano di capirci qualcosa. Intanto le 300 famiglie sbarcano a New Lopia. Bes si imbatte in Karala nella giungla, e scambiandola per una migrante le raccomanda, dopo averle strappato un appuntamento, di tornare a New Lopia.
Nella città però suona nuovamente l’allarme: gli alieni stavolta, guidati da Gije, nel tentativo di recuperare Karala e forti del fatto che la forza militare dei coloni non fosse così numerosa, attaccano proprio New Lopia con l’ordine di distruggere qualsiasi edificio e arma.
I nuovi arrivati vengono inviati nei rifugi. Karala si imbatte in un convoglio e, scambiata per uno dei profughi, viene fatta salire a bordo di un camion.

Sheryl propone di dare rifugio a tutti i coloni, nuovi arrivati compresi, in un secondo sito di scavo, all’interno del quale è sepolto un altro reperto, ben più grande di Ideon. La linguista, dopo aver visto il “gigante”, ipotizza che quel manufatto, apparentemente un’astronave, avesse a che fare col robot, le cui dimensioni erano più o meno le stesse del ponte.

I profughi, Karala e Mayaya comprese, vengono alloggiate sulla nave, mentre i coloni armano sia i mezzi sia la nave stessa. Sulla nave Bes si imbatte nuovamente in Karala, che stavolta è appunto con Mayaya, la quale però fa fuoco contro il soldato che è con Bes, per fortuna ferendolo semplicemente. Bes, incredulo, chiede a Karala se lei e la sua compagna siano terrestri. Lei dice di sì, e aggiunge che appartengono a un popolo denominato Buff Clan.

Bes fa rinchiudere le ragazze dopo essersi fatto consegnare le armi e il trasmettitore con cui però Mayaya, a sua insaputa, aveva già segnalato la loro posizione ai suoi…

I Buff Clan riescono quindi a penetrare nella nave, ma quando fanno fuoco sui civili questi vengono protetti da una sorta di barriera che riflette i colpi. Gije, che era presente e assiste alla “polverizzazione” del suo sottoposto che aveva fatto fuoco, è sconcertato. I Buff Clan tornano alla loro base a mani vuote, ma una spedizione successiva punta nuovamente alla nave (cosa che Sheryl, che ancora non sa della presenza a bordo di Karala e Mayaya, nota e ritiene sospetta), che all’improvviso si muove e si alza in volo, ma per poco.

Durante un successivo attacco però la Solo Ship (è così che viene battezzata l’enorme astronave dei coloni terrestri, dal nome del pianeta) riesce a muoversi spinta dal motore principale ad antimateria, finalmente attivatosi misteriosamente e, raggiunta dal gigante, produce un bagliore fortissimo che spazza via nemici e paesaggio circostante.

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Ideon che troneggia sulla Solo Ship (immagine tratta dalla sigla iniziale)

Inizia così l’odissea nello spazio della Solo e di Ideon, in fuga dai Buff Clan, e proseguono le indagini da parte delle due popolazioni sulla misteriosa energia Ide, protagonista di una leggenda dei Buff Clan che Karala, la cui presenza a bordo – da qualcuno non gradita – viene resa nota a tutti, racconta ai terrestri: un’energia apparentemente infinita che potrebbe fare la fortuna di chi la possiede, a patto che riesca a controllarla, ma che si porta anche dietro una lunghissima scia di sangue e di odio…

La serie, anche nota come “Space Runaway Ideon“, lunga 39 episodi, 4 in meno di quelli inizialmente previsti a causa dell’improvviso taglio dettato dagli ascolti piuttosto bassi, vanta una progettazione molto accurata, sia a livello di intreccio narrativo che a livello di mezzi meccanici (ce ne sono a decine!) e di personaggi (anch’essi molto numerosi).

Densetsu Kyojin Ideon” è una storia corale in cui ciascun personaggio ha il suo rilievo e un ruolo ben preciso: Bes, eletto comandante della Solo, ha sulle spalle il destino della popolazione di un’intera colonia; Sheryl da un lato e Karala dall’altro sono intenzionate a capire il segreto dell’Ide a qualunque costo; Karala deve fronteggiare il malcontento di gran parte degli occupanti della Solo, Sheryl compresa, che sospettano che sia una spia nemica, nonché l’odio provato dai famigliari nei suoi confronti; e così via. Su tutto domina la disperazione di tutto l’equipaggio della Solo, che si sposta nell’universo apparentemente senza una meta precisa, tentando di sbarazzarsi dei suoi inseguitori, a bordo di una nave alimentata da un potere incommensurabile che non riesce a controllare.

Le immagini, ottimamente disegnate ed animate (soprattutto le scene di combattimento dell’ultima decina di episodi) sono accompagnate da una colonna sonora molto variegata che spazia da brani orchestrali (alcuni dei quali molto inquietanti, altri dallo stile tipicamente barocco) a ritmatissimi pezzi rock. L’autore, che ha composto anche le sigle – con testi di un certo Rin Iogi (*) -, è nientemeno che Kouichi Sugiyama, che a partire dalla seconda metà degli anni ’80 ha legato indissolubilmente il suo nome alla saga videludica di “Dragon Quest“, dopo essere approdato alla composizione di musiche per videogiochi in maniera quasi casuale, tramite una lettera da appassionato spedita alla Enix, che, stupìta dal nome dell’autore, all’epoca già noto per le sue colonne sonore di anime e spot pubblicitari, e dalla sua conoscenza in materia videoludica, decise di assumerlo!

Nonostante la serie abbia comunque una conclusione sensata, la pressione degli appassionati, che volevano vedere i 4 episodi non trasmessi, spinse nel 1982 la Sanrio e la Sunrise a produrre due lungometraggi cinematografici, proiettati poi insieme.
Il primo film, “Densetsu Kyojin Ideon – Sesshoku Hen“, altrimenti noto come “A Contact” (“Sesshoku” significa appunto “Contatto”), rielabora le vicende narrate nei primi 32 episodi della serie proponendo una versione condensata e modificata della storia con un gran numero di sequenze inedite, mentre il secondo, “Densetsu Kyojin Ideon – Hatsudou Hen“, oppure “Be Invoked” (“Hatsudou” significa “mettere in funzione”, “invocare”), contiene l’episodio 39 privo della parte finale, e gli episodi dal 40 al 43, mai trasmessi in TV, che mostrano, con disegni e animazioni molto più curati e una colonna sonora “cinematografica”, la vera conclusione della storia, diversa da quella raccontata nella serie TV e ancora più emozionante e sorprendente.
Sarà un caso che anche Hideaki Anno, qualche anno più tardi, abbia adottato una risoluzione simile per il suo Evangelion, dando alla serie TV un finale apparentemente affrettato e deludente – motivato, stando a quello che si dice, da un inaspettato taglio dei fondi per la serie – per poi realizzare una sorta di film cinematografico riassuntivo (“Death“) e successivamente un lungometraggio contenente il finale vero e proprio (“The End of Evangelion“), costituito da due episodi dalla durata doppia rispetto a quella degli episodi televisivi e numerati 25 e 26 come se dovessero andare a sostituire gli episodi 25 e 26 della versione TV?

Chissà… Resta il fatto che “Ideon” è una delle (poche) serie che un appassionato di animazione giapponese nonché di fantascienza dovrebbe assolutamente vedere. Se solo non fosse così difficile da reperire, non essendo mai giunta ufficialmente nel nostro Paese ed essendo l’unica edizione in BluRay disponibile quella americana, incompatibile con i lettori europei…

(*) Iogi Rin (rispettivamente cognome e nome, secondo l’uso giapponese (**)) è lo pseudonimo con cui Tomino firma i testi delle sigle di cui è autore.
Approfitto della nota per riferire una piccola curiosità inerente le sigle di Ideon stesse: i loro titoli, “Fukkatsu no Ideon” (sigla iniziale) e “Cosmos ni kimi to” (sigla finale) coincidono rispettivamente con i titoli del primo e dell’ultimo episodio.

(**) A proposito dell’ordine di scrittura di nome e cognome: nell’anime i nomi dei coloni terrestri sono scritti secondo l’uso giapponese (Cognome Nome), mentre quelli dei Buff Clan seguono l’uso “occidentale” (Nome Cognome).